L’incredibile storia dell’isola delle rose

Luce Cine Club

Cari amici cinemaniaci, bentornati all’appuntamento mensile con il Luce Cine Club.

Ci sono storie vere la cui potenza è tale da pensare che possano superare anche la fantasia, storie di uomini che quando le conosci non puoi non pensare:.. bisognerebbe farne un film!

E’ quello che deve aver sicuramente pensato Sydney Sibilia, acclamato autore della riuscitissima trilogia Smetto quando voglio, quando è venuto in contatto con l’affascinante storia di Giorgio Rosa. Ed infatti, ne ha tratto ispirazione per la sua ultima pellicola intitolata L’Incredibile storia dell’Isola delle Rose, uscito su Netflix ai primi di dicembre e subito collocato tra i titoli più visti ed apprezzati.

La vicenda tratta tra l’altro di temi molto attuali come il desiderio di libertà individuale e la necessità di affermare una propria indipendenza ideale e materiale. Bisogni e istanze molto sentite nella società odierna e in special modo in questo periodo di pandemia che ci sta colpendo.

La storia da cui prende spunto il film è quella di Giorgio Rosa, un intraprendente ingegnere bolognese che, scoraggiato e deluso dalla burocrazia soffocante, dopo studi e progetti necessari al suo scopo, costruì nel 1968 (data casuale ma viste le tematiche rivoluzionarie del film sembra quasi una scelta a tavolino) una piattaforma galleggiante di fronte a Rimini, ma aldilà del limite delle acque internazionali, al fine di creare una propria entità territoriale. Rosa inoltre registrò a Strasburgo la sua “isola” come nazione indipendente per ottenerne il pieno riconoscimento giuridico. Era la destinazione ideale di una “fuga” alla ricerca di un proprio spazio di libertà e rifugio sicuro per persone che condividevano la sua visione utopista.

Dotò la sua nazione, battezzata la Repubblica dell’Isola delle Rose, di una lingua ufficiale (l’esperanto), di una bandiera, di valuta corrente, francobolli ed addirittura di un proprio inno nazionale.

Quella che sembrava un’idea utopica e strampalata divenne in poco tempo un’attrazione turistica meta di sempre più curiosi, di aderenti al progetto e notizia sempre più rilevante sui media nazionali e non solo dell’epoca.

Anche a livello progettuale e di costruzione, Rosa fece tutto da sé dimostrando una genialità ed intraprendenza fuori dal comune e una tenacia incrollabile, nonostante l’apparente follia realizzativa di un tale imponente progetto.

L’esistenza dell’Isola delle Rose, però durò effettivamente soltanto due mesi scarsi in quanto lo Stato italiano, non potendo probabilmente tollerare tale deriva anarchica, tramite l’intervento della Marina militare, occupò la piattaforma, impedendone l’accesso a chiunque e nonostante il tentativo disperato di Rosa di far valere i propri diritti e di denunciare questa presunta violazione di sovranità, in seguito distrusse con l’esplosivo l’intera costruzione, di cui ancora oggi si intravedono i resti sul fondale marino. In pratica, seppur creando l’Isola delle Rose non fossero state commesse violazioni e reati in contrasto con le leggi italiane, lo Stato, all’epoca guidato dal presidente della Repubblica Saragat, effettuò, ovviamente nei limiti di una vicenda così atipica, l’unica aggressione militare ai danni di un’altra nazione a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Inevitabilmente, quindi, i sogni di utopica libertà, di Rosa e dei suoi compagni d’avventura, finirono così tristemente a scontrarsi con la dura realtà dei fatti e a soccombere definitivamente.

Sibilia sceglie, non trattandosi di un documentario, di rileggere una vicenda così complessa ed articolata, con un taglio e una visione in linea con la classica commedia italiana semplificando e comprimendo il tutto. Questa scelta premia sicuramente il film dal lato commerciale, ma da un punto di vista “artistico” mostra i suoi limiti in quanto tutta la storia perde spessore e potenza e il messaggio e la valenza di ideali alla base della storia vengono edulcorati dai toni forse decisamente leggeri e dalle forse troppe licenze prese in corso di sceneggiatura.

Il film è deliziosamente vintage, vivace, divertente, dai colori volutamente saturi ed efficacemente ambientato nella sua epoca e quindi tiene lo spettatore volentieri incollato allo schermo, ma dall’altra parte ci sono forse troppi dialoghi, situazioni e toni comici, personaggi appena abbozzati e stereotipati e l’immancabile storia storia d’amore assume un peso troppo preponderante all’interno della vicenda stessa. Pur disponendo di un validissimo cast internazionale, a partire da un Elio Germano sempre efficace e che ben interpreta Giorgio Rosa e i suoi sogni utopici, molti attori, seppur risultando coerenti con la commedia e quindi divertenti, ci restituiscono personaggi troppo sopra le righe ed in alcuni casi al limite del macchiettistico, goliardico e farsesco.

Molto positive invece le scenografie, i costumi e la colonna sonora che ci regalano atmosfere di sana nostalgia per tempi forse più vivaci e dove sogni come quello di Rosa sembravano più alla portata di tutti noi.

Scorrono i titoli di coda. Il film è finito. Ma non la sua magia.

Buone cose.

Il Corry.

Curiosità.

  • L’intera struttura della piattaforma ideata da Rosa, ben 400 mq, è stata fedelmente ricostruta a Malta, nella più grande piscina ad uso cinematografico d’Europa.
  • Nel ruolo della compagna tanto amata da Giorgio Rosa troviamo una delle attrici italiane più promettenti, Matilda De Angelis, attualmente protagonista della serie evento, targata Sky, The Undoing con Nicole Kidman e Hugh Grant.
  • Per approfondire meglio la storia del film, esistono un documentario del 2010 chiamato Isola delle Rose ed un libro firmato da Walter Veltroni intitolato L’Isola e le Rose.