Curiosità, scandali e canzoni: perchè Sanremo è Sanremo

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Giunto alla sua 70 edizione, il Festival di Sanremo, anno dopo anno, si è sempre confermato l’evento musicale capace più di tutti di catalizzare l’attenzione e l’interesse degli italiani. E con l’interesse, ogni anno arrivano puntuali le polemiche. Se quest’anno il Covid ci ha regalato una kermesse sicuramente inedita, più sobria e senza pubblico, sono molte le controversie che hanno cesellato la storia del Festival. Scopriamo insieme quali sono quelle rimaste negli annali.

Celebri sconfitte

Sanremo è da sempre una vetrina importantissima per tutti gli artisti del panorama musicale nazionale. Ed è stato un trampolino di lancio per cantanti amatissimi come Laura Pausini, Nek, Eros Ramazzotti o Arisa, che proprio all’Ariston hanno mosso i primi passi delle loro fortunate carriere. Eppure sono molti i cantanti celebri che, pur seguitissimi dal pubblico, non sono mai arrivati alla vittoria o, peggio, hanno dovuto incassare delle sonore bocciature durante i roboanti giorni del Festival. È il caso, per esempio, di Lucio Dalla: il cantautore bolognese ha partecipato cinque volte, suscitando spesso scandalo con i testi delle sue canzoni, come nel caso di “4/3/1943”. Zucchero, invece, si è tenuto lontano dalle polemiche, ma si è classificato sempre al penultimo posto in tutte le quattro edizioni a cui ha preso parte. Ormai da antologia il caso di Vasco Rossi: “Vado al massimo”, presentata durante Sanremo 1982, arrivò ultima, mentre “Vita Spericolata”, presentata l’anno successivo, fece poco meglio e si piazzò penultima. Sappiamo però che non bastarono queste sonore sconfitte a scalfire l’inarrestabile ascesa del rocker di Zocca.

Clamorosi colpi di scena

“Nel futuro, tutti saranno famosi nel mondo per 15 minuti”, diceva il visionario artista pop Andy Warhol. E quale occasione migliore del Festival di Sanremo per guadagnarsi questo tanto agognato momento di celebrità? Ci provò la valletta Carla Maria Puccini, valletta dell’edizione 1966 al fianco di Mike Bongiorno. Puccini finse uno svenimento, cadendo sul palco, ma il consumato conduttore, fiutato l’inganno, decise di proseguire imperterrito con lo show. La gag, si scoprì in seguito, era stata escogitata da Renzo Arbore, che all’epoca era tra gli autori del programma. Ma diversi sono i clamorosi colpi di scena (e i conseguenti picchi d’ascolto) che hanno scandito la storia di Sanremo. Durante il Festival del 1995, per esempio, 17 milioni di italiani assistettero col fiato sospeso alla minaccia di suicidio di Pino Pagano, disoccupato disposto all’estremo gesto appeso in equilibrio alla balaustra del loggione, salvato in diretta dal pronto intervento del conduttore Pippo Baudo.

Del resto, Baudo era già stato vittima di un’altra celebre invasione di palco. Durante la prima serata dell’edizione 1992, Mario Appognani, noto “disturbatore seriale” di eventi pubblici, dello sport e dello spettacolo conosciuto con lo pseudonimo di Cavallo pazzo, irruppe sul palco gridando “questo Festival è truccato e lo vince Fausto Leali”. Oltre a rovinare lo spettacolo, l’agitatore, che fu prontamente immobilizzato e trascinato via dal personale, sbagliò pronostico: Fausto Leali si qualificò solo nono.

Infine, nel 2018, durante l’edizione presentata da Claudio Baglioni, Fiorello riuscì ad arginare un contestatore salito sul palco per chiedere di essere messo in contatto con il procuratore generale o il sindaco della città. Risolto l’imprevisto, il comico e co-conduttore della kermesse scherzò, ricordando come un tempo “i contestatori andassero sulla balaustra”, riferendosi proprio all’episiodio che vide protagonista Pagano e Baudo.

Orchestra o Playback?

L’orchestra è una componente fondamentale del Festival di Sanremo, un sigillo di qualità per provare le abilità canore dei concorrenti. Eppure c’è stato un tempo in cui gli strumenti musicali hanno dovuto cedere il passo alle basi registrate e persino alle esibizioni in playback. Per primo fu il reuccio Claudio Villa che, colpito da una forte influenza, nel 1955 decise di mandare in scena un grammofono a “cantare” al suo posto. Nel 1964, invece, Bobby Solo venne addirittura squalificato dal concorso per aver cantato “Una lacrima sul viso” in playback. Tutto il contrario del 1976, quando gli organizzatori optarono per abolire la presenza dell’orchestra a favore delle basi musicali, e del 1984, quando il playback divenne obbligatorio per tutti i partecipanti a Sanremo, ospiti inclusi. Una decisione controversa, al punto che Freddie Mercury, guest star di quell’edizione del Festival, durante la sua performance allontanò più volte il microfono dalla bocca, in segno di protesta, in modo da svelare il trucco.

L’orchestra tornò finalmente a Sanremo solo nel 1990, nell’edizione organizzata eccezionalmente al Palafiori invece che all’Ariston. Da allora non ha smesso di essere protagonista assoluta della kermesse sanremese: chi può dimenticare, per esempio, la famigerata “rivolta degli spartiti” dell’edizione 2010, quando gli orchestrali lanciarono per aria le proprie partiture in disaccordo con l’eliminazione di Malika Ayane dalla competizione?

I veterani della kermesse

Tra cantanti, ospiti e presentatori, sono molte le personalità che sono tornate a calcare più volte il palco dell’Ariston. Pippo Baudo svetta in cima alla classifica di coloro che hanno avuto l’onore di presentare il Festival di Sanremo in questi 70 anni: sono ben 13 le conduzioni che, tra il 1968 e il 2008, portano la sua firma. Dietro di lui, un altro volto leggendario del piccolo schermo: Mike Bongiorno, presentatore di 11 edizioni. Sul fronte femminile, invece, la prima donna a condurre Sanremo fu l’attrice, doppiatrice e regista Stefania Casini nel 1978. Dopo di lei, un ridottissimo gruppo di professioniste ha avuto l’onore di fare gli onori di casa al Festival, senza dover ripiegare sul ruolo di semplici vallette: Loretta Goggi, Edwige Fenech, Raffaella Carrà, Simona Ventura, Antonella Clerici e Michelle Hunziker. Nessuno di loro, però, è riuscito ad accaparrarsi il cachet più alto, che è toccato invece a Giorgio Panariello nel 2006 e a Paolo Bonolis nel 2009: entrambi hanno infatti guadagnato un milione di euro, la cifra più alta in 70 anni di Sanremo.

Tra i cantanti, a collezionare il più alto numero di partecipazioni a Sanremo c’è un poker di cantanti formidabili: Al BanoMilvaToto Cutugno Peppino di Capri, ognuno con 15 Festival alle spalle. Ad aggiudicarsi più volte la vittoria, però, è una coppia di vere leggende della musica italiana, Claudio Villa e Domenico Modugno, che tra gli anni ’50 e ’60 vinsero 4 volte il Festival di Sanremo. Segue subito dopo in classifica Iva Zanicchi, premiata 3 volte, che si rivela essere anche la donna più premiata nella storia del Festival.

Tragedie e sfortune

L’edizione più nera rimarrà sicuramente quella del 1967, segnata dal suicidio di Luigi Tenco. Il tormentato cantautore, in coppia con Dalida, presentò il brano “Ciao Amore Ciao”, che subì degli attacchi dalla censura e non incontrò il favore del pubblico, tanto da essere eliminato dalla competizione. Tenco si ritirò nella sua camera d’albergo e, a soli 28 anni, si tolse la vita con un colpo di pistola, lasciando un amaro biglietto in cui specificava che non lo faceva perché non amava più la vita, ma proprio in segno di protesta contro il pubblico che non sapeva cogliere l’arte, sperando che servisse a “chiarire le idee a qualcuno”.

Sanremo 1987, invece, potrebbe aggiudicarsi il titolo dell’edizione più sfortunata del Festival, se non addirittura maledetta. Molti, anzi moltissimi, i problemi di salute dei partecipanti di quell’anno. Innanzitutto il conduttore, Pippo Baudo, ebbe l’influenza per tutta la durata del Festival. Romina Power, invece, dovette saltare le prove a causa di alcune complicazioni legate alla sua gravidanza. E ancora, Patty Pravo svenne dopo aver scoperto che la sua canzone era molto simile a un brano di Dan Fogelberg. Ma la sfortuna colpì soprattutto il direttore di palco, che ebbe un malore qualche minuto prima dell’inizio del Festival e fu trasportato d’urgenza in ospedale.

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