Stand by me Ricordo di un’estate

Luce Cine Club

Benvenuti !!!!!!!…accomodatevi in prima fila sulle comode poltrone di questo cinema virtuale, armati di croccante popcorn e fresca bibita gassata…lo spettacolo ha inizio.

Modestamente, in questo spazio vi accompagnerò  in un viaggio alla (ri)scoperta di film  e serie televisive, attuali o del passato, che in qualche modo hanno catturato la mia attenzione. Saremo guidati soltanto da un genuino senso di meraviglia e dalla voglia di conoscere meglio questi meravigliosi media, senza nessuna pretesa di verità assolute e snobismo da scuole alte.

Per inaugurare al meglio questo blog, mi sono scervellato sul film da scegliere e, dopo notti insonni e tormentate, sono giunto alla conclusione che niente era meglio di un film di ambientazione estiva per questo periodo natalizio.

Guardando arrivare l’inverno freddo e grigio fuori dalla finestra, con il grosso peso aggiuntivo del periodo critico e anomalo che stiamo vivendo, all’improvviso la nostalgia di tempi più lievi, ma emozionalmente intensi, mi ha preso e ho avuto la giusta illuminazione che mi ha spinto a disincagliarmi dalla mia sagoma impressa nel divano e a posare un attimo l’ennesimo punch al mandarino.

Avevo il titolo giusto: Stand by me – Ricordo di un’estate.

Stand by me è una pellicola del 1986 diretta da Rob Reiner (La Storia Fantastica e Harry ti presento Sally trai suoi titoli più  celebri)

tratta dal racconto “Il corpo” del maestro indiscusso del brivido Stephen King e contenuto nel libro Stagioni diverse.

Siamo alla fine degli anni cinquanta nel paese di Castle Rock in Oregon. Qui vivono i quattro protagonisti tredicenni della nostra storia, legati tra loro da una profonda e solida amicizia fatta di sfottò, sigarette, chiacchiere piuttosto colorite e scorribande varie.

Sono ragazzi per lo più  sfortunati e in difficoltà, alle prese con problemi troppo grandi per la loro giovane età. Problemi come la violenza fisica subita dai propri padri, il sentirsi invisibili e sopportati da parte di genitori colpiti dal lutto che ha portato via il figlio prediletto e perfetto, e il bullismo dei ragazzi più alti per i semplici difetti fisici o per la loro storia famigliare. Ragazzi piegati dalla loro dura realtà ma non sconfitti, desiderosi di fuggire da quel paesino così immobile e crudele che ha in serbo per loro un destino già scritto di esistenze anonime, grigie ed immutabili, vogliosi di un riscatto e alla ricerca di consapevolezze solide alle porte dell’età adulta.

I quattro vengono fortuitamente a sapere del ritrovamento del cadavere di un loro coetaneo, allontanatosi da casa e travolto da un treno, da parte della gang del paese in seguito ad un furto d’auto e quindi non spiegabile alle autorità. Decidono di sfidare i più grandi andando a cercarlo loro, in modo da ritrovarlo per primi e quindi diventare famosi e riscattandosi di fronte a una comunità  che li ha già  messi da parte e bollati come bizzarri perdenti.

Mentendo ai genitori, in balia di dubbi e paure, ma anche del desiderio forte di riuscire in questa grande impresa, i ragazzi partono per il loro viaggio. Un viaggio breve a livello di tempo, poco più che ventiquattro ore, ma colmo di momenti indelebili e speciali. Tra conflitti, litigi, risse, inseguimenti e confessioni di fronte ad un falò, i quattro riusciranno nel loro intento nonostante il fato avverso e la violenta banda antagonista. Ma alla fine, quando ci sarà il momento di scegliere come comportarsi, trovandosi cambiati e più consapevoli, prenderanno una decisone inaspettata.

Dopo un ritorno a casa fatto di silenzi e paura delle conseguenze delle loro azioni, la vicenda si sposta poi qualche decennio dopo. Lo spettatore si rende conto di aver assistito al racconto di uno dei ragazzi ormai diventato adulto e scrittore di successo. Veniamo a conoscenza del destino degli altri e in special modo di Chris, il leader del gruppo e il film si conclude con la sua immagine in dissolvenza nel ricordo dell’amico, colmo di un’agrodolce nostalgia per un momento speciale ed indimenticabile poi sbiadito da un’esistenza che spesso ci allontana da chi si ama e si è scelto come compagno di viaggio.

E’ insomma un racconto di formazione dove il potere dell’amicizia, dello scegliersi e riconoscersi come anime affini nella moltitudine e il saper di poter contare gli uni sugli altri, la fanno da padrone. Così come il non accontentarsi del destino che inesorabilmente è stato stabilito per noi, ma che vale la pena di lottare per seguire le proprie aspirazioni e sogni, anche a costo di sfidare gli altri, i propri limiti e paure.

Un film intenso, ma non retorico e gratuitamente strappalacrime, dove gli ingredienti tra il dramma e la commedia sono dosati magistralmente. Notevole anche la confezione con una splendida fotografia e paesaggi immensi e mozzafiato e la famosissima canzone, che dà il titolo al film, fare capolino nei momenti giusti.

Scene cult: l’utilizzo di una mazza da baseball per alleggerire il lavoro al postino, la fuga dalle fauci di un cane rabbioso dedito alle torture inguinali, l’attraversamento di un ponte con treno al seguito, la delirante e surreale gara di torte ed infine lo scoprire che una sanguisuga attaccata nel posto sbagliato può  essere una brutta esperienza.

Per concludere aggiungo che le interpretazioni dei quattro adolescenti sono tutte di altissimo livello, in special modo quella offerta da River Phoenix nel ruolo di Chris, il leader. Già  a quell’epoca Phoenix era, a ragione, considerato uno dei più  talentuosi e promettenti attori della nuova generazione e destinato senza dubbio ad essere un’interprete di livello straordinario. Ma ahimè  la sua parabola in continua ascesa si concluse all’età di soli ventire  anni a causa di un’overdose. Probabilmente il talento era un affare di famiglia perché  suo fratello Joaquin lo scorso anno si è portato a casa l’Oscar per la sua magistrale interpretazione nel film Joker.

Scorrono i titoli di coda.

Il film è finito, ma non la sua magia.

Buone cose

Il Corry

QUALCHE CURIOSITA’ SUL FILM

  • Si dice che dopo una proiezione privata del film, Stephen King uscì dalla sala silenziosissimo e non parlò per un bel po’. Al suo ritorno, disse al regista che questo era il miglior adattamento dei suoi racconti che avesse mai visto. Infatti i libri di King sono spesso soggetti ad adattamenti cinematografici e anche Stand by me lo è.
  • Di questo film venne cambiato il titolo. La Columbia Pictures infatti decise di ribattezzarlo “Stand By Me”, perché pensava che “Il Corpo”, titolo del racconto sul quale si basa, potesse essere un titolo fuorviante.
  • La famosissima canzone di Ben E. King “Stand By Me” presente nella colonna sonora ha ispirato il titolo definitivo del film. La versione di Ben E. King fu originariamente pubblicata nel 1961 e poi venne ri-pubblicata in seguito all’uscita del film. Questa nuova pubblicazione fece arrivare la canzone al numero 9 della Top Ten dell’autunno 1986.
  • I giovani protagonisti del film River Phoenix, Corey Feldman, Wil Wheaton e Jerry O’Connell si sono comportati molto male nell’albergo che li ha ospitati durante le riprese. L’hanno letteralmente distrutto arrivando a lanciare i mobili delle loro stanze in piscina.
  • Le sigarette fumate dai ragazzini sul set erano costituite da foglie di cavolo. Il regista Rob Reiner, fervente non-fumatore, aveva molto insistito su questo punto.
  • Rob Reiner ha diretto e prodotto anche “Misery non deve morire” nel 1990 altro adattamento di un’opera di King e lo scrittore ha accettato di vendergli i diritti cinematografici per questo film. Infatti Reiner dopo “Stand by” me ha sviluppato un ottimo rapporto di lavoro con Stephen King e con la sua società di produzione Castle Rock Entertainment ha prodotto numerosi altri adattamenti delle storie del famosissimo scrittore.